In effetti che ci fosse bisogno di ribadire agli stessi fedeli che cosa si fa o non si fa in chiesa ce n’era veramente bisogno. Qualche tempo fa una donna mi ha sgridato perchè avevo cacciato fuori dalla chiesa una zingara che stava spargendo patatine per le panche. “Ma è solo una bambina!”, si è lamentata. “Ha ragione, signora”, le ho risposto pacatamente, “ma anche il Signore è il Signore”.
E siccome il Signore è il Signore, il card. Scola si è visto costretto a ripetere ai credenti (lo ripeto, ai credenti) l’ABC dello stare in chiesa. “Le belle maniere non più di moda in chiesa sono espressione della fede che abbiamo e del rispetto che nutriamo per il Signore”.
L’opuscolo non dimentica proprio niente: si parte dalla domenica come Dies Domini alla raccomandazione di far fruttificare l’Eucaristia nella vita quotidiana una volta usciti dal tempio.Nel mezzo la ricapitolazione di tutto ciò che mai avremmo immaginato dovesse essere ricordato.
“La chiesa è casa di Dio…E’ prima di tutto un luogo di preghiera, in cui si celebra l’Eucaristia e si adora Cristo realmente presente nelle specie eucaristiche, riposte nel Tabernacolo”. Entrando nella casa di Dio tra noi bisogna allontanare i rumori della strada e della vita quotidiana e dotarsi di un vestiario consono al luogo: si sta per assistere al Mistero della Redenzione, che si ripeterà sotto i nostri occhi! “Se si desidera e si è in tempo, ci si può fermare in preghiera dinanzi all’immagine della Madonna o del Santo patrono della chiesa stessa” per aprire gli occhi sulla Gerusalemme Celeste, che presto si unirà a noi nel Sacrificio dell’altare.
Un apposito capitoletto è dedicato al digiuno eucaristico, cioè quell’astinenza dai cibi materiali che ci consente di porci davanti all’Eucaristia come “terra riarsa, senz’acqua”, citando le Scritture.
Altri box sono dedicati a spiegare cos’è il Tabernacolo e ad illustrare, con appositi disegni, le posture da assumere nell’atteggiamento di preghiera (genuflessione, inchino profondo…). La Comunione si riceve innanzitutto in bocca; non si vieta però di prenderla con le mani (e lì apposito disegnino). “In ambedue i casi non si devono fare segni di Croce o genuflessioni”: questa indicazione è sicuramente farina del lato “progressista” dell’Ufficio liturgico. Infatti è meglio piegare entrambe le ginocchia. Sempre sull’uso delle mani, viene finalmente vietato il girotondo al Padre Nostro. Allargare le braccia non è disdicevole in sé: è la postura del IV sec. d.C.!
“Si eviti, terminata la Messa, di fare salotto in chiesa, per non disturbare chi volesse fermarsi a pregare”. Si, quindi, al ringraziamento di tradizionale memoria, no alla corsa sul sagrato!
I comportamenti sviati non sono nati in un giorno. Un tempo il popolo sapeva benissimo cos’è una chiesa ed infatti valicava quella soglia nel più completo silenzio, sedeva nella più totale compostezza e, caso mai, esagerava nell’accodarsi ai confessionali o davanti alle cappelle dei Santi. Quando a catechismo si smise di trasmettere nozioni precise, arrivarono le semplificazioni, la più gettonata delle quali era che la Messa è una festa. I bambini (e poi gli adolescenti e gli adulti) cominciarono a comportarsi di conseguenza e si smarrì quasi del tutto il senso del sacro.
Ecco perchè il Papa ha visto la necessità di un Anno della Fede per richiamare tutti alla vera sostanza del Cattolicesimo e all’importanza di un buon catechismo per fare un buon cattolico.